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mercoledì 16 novembre 2016

FO - Calcio, passato importante e futuro incerto: ecco il Campostrino

Calcio: Ormai ingoiata dalla città, la palestra di Campostrino era, almeno in origine, il fulcro di importanti iniziative sportive e non solo. Attorno ad essa si sperimentarono i primordi del calcio: quel “football” che nel giro di pochi anni cancellerà completamente la lunga tradizione del “giuoco del pallone” che si praticava con successo nello sferisterio di viale Corridoni.
La “palla al calcio” inizierà le sue partite regolari a Forlì nel 1911, e presto condannerà all'oblio la “palla al bracciale” chiamato anche “giuoco del pallone”, sport per il quale la città poteva vantarsi di avere lo sferisterio “più bello d'Italia” e una passione assai radicata. Ancor prima, esistevano squadre forlivesi che si chiamavano “Intrepida” e “Stella”, poi nacque la “Pro Forlì” e l'“Unione Sportiva Forlivese”. In seguito, dai primi calci in piazza d'Armi, fu disegnato il campo regolamentare di Campostrino.
L'origine del luogo, tuttavia, è macabra: nel campo ustrino si bruciavano i cadaveri fin dall'epoca romana. Oggi conserva quel nome popolarmente un quartiere e una piccola piazza davanti alla quale si erge la “Palestra Ginnastica Giulio Paolucci”. Costruita nel 1888, divenne la sede degli allenamenti della società sportiva “Forti e Liberi”. Utilizzata fino a tutto il Ventesimo secolo anche da scuole, oggi è in restauro e in attesa di una nuova identità.
Attorno alla palestra, dove ora è rimasto un fazzoletto di erba, era stato allestito il terreno di gioco che, almeno dal primo Dopoguerra e fino alla metà degli anni Venti, sarà il primo campo regolare recintato con rete metallica e con spalti in terra battuta. Era un calcio rude, tra fango e fondo ghiaioso. Il campo, vissuto per lo più di domenica, veniva schermato con teloni impermeabili presi in affitto per impedire la vista ai portoghesi. Quanto costavano i biglietti? Offerta libera: qualcuno, tra primo e secondo tempo, passava con un piattino per raccogliere offerte. Il calcio forlivese permarrà in questo campo fino alla costruzione dello stadio “Morgagni” nell'allora piazza d'Armi: la prima pietra di esso sarà posta il 15 aprile 1923.
La palestra che faceva ombra al campo è sopravvissuta agli stravolgimenti edilizi che, dagli anni Sessanta, hanno mutato l'area che fino a mezzo secolo fa era pressoché una continua successione di orti e campi fino alla Rocca di Ravaldino. Qui Romeo Neri si allenò per le Olimpiadi di Los Angeles del 1932, dove vinse 3 ori. La società ha ottenuto riconoscimenti anche internazionali e numerosi atleti vi si sono cimentati. All'interno, sotto l'iscrizione Mens sana in corpore sano, una targa ricorda gli atleti “forti e liberi” che caddero sul fronte della Grande Guerra.
Un'altra lapide, ormai illeggibile all'esterno, è testimonianza di un fatto la cui memoria è altrettanto sbiadita: presso la palestra di Campostrino tenne un comizio Cesare Battisti, deputato socialista di Trento, una delle più importanti figure dell'irredentismo italiano. Nel numero del 13 febbraio 1915 de “Il Pensiero Romagnolo”, si racconta la cronaca di questo incontro: “La vastissima palestra – si legge - rigurgitava di pubblico che all'apparire dell'oratore scoppiò in una lunga ovazione”. L'anno precedente, alla data del 19 aprile, si svolse un convegno atletico-ginnastico di una certa rilevanza: si trattava del primo concorso ginnastico fra squadre delle scuole medie della Romagna. L'auspicio della manifestazione, in occasione dei primi quindici anni di vita della “Forti e Liberi”, era avere “una prova dei progressi che l'insegnamento della ginnastica ha fatto in questi ultimi tempi e dal modo razionale e veramente utile con cui viene impartito”.
Pochi ricordano che ancor prima (occorre fare un salto nell'Ottocento) in quei campi si sperimentavano colture per la stazione agraria di Forlì.
Con un passato così importante per lo sport forlivese, cosa diventerà domani la palestra di Campostrino?

Umberto Pasqui

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