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lunedì 29 settembre 2014

Quattro chiacchiere con...Ivan Zazzaroni

Per la nostra rubrica "Quattro chiacchiere con..." abbiamo contattato in esclusiva Ivan Zazzaroni (nella foto Deejay.it). Il personaggio di oggi non ha bisogno di presentazioni. Bolognese classe 1958, Zazzaroni è giornalista sportivo, autore di libri, opinionista, conduttore radiofonico ed un innamorato del calcio. A lui abbiamo posto domande sullo stato attuale del calcio, sulle formazioni di casa nostra e tanto altro.
Ecco a voi l'intervista. Se volete seguirlo, Zazzaroni ha un account twitter...pungente: @Zazzaroni.

Calcio e denaro. Da anni il mondo del pallone è sotto la lente di ingrandimento. Presunte combine, plusvalenze 'truccate', l'esclusione della Nocerina dal campionato per quanto avvenuto nel derby dello scorso anno con la Salernitana, il portiere che ha 'drogato' il suo compagno di squadra per subire un gol o altri fatti accaduti più o meno recentemente. Cosa ne pensi? Che idea ti sei fatto?
"Perché, ci sono pensieri particolari da formulare? Il tema è 'calcio e denaro', e voi pensate che dove il grande denaro lo si può fare con il calcio legalità, rispetto delle regole e etica possano essere valori praticabili?".
Crisi economica: quanto ha influito sul calcio italiano e sullo sport in generale? Secondo te come se ne può uscire?
"Hanno influito soprattutto l'incapacità e la rozzezza dei dirigenti che non hanno saputo guardare oltre i loro bilanci e buchi annuali. Investimenti, idee, sistema: da noi sono parole vuote, proclami elettorali, droga leggera per tifosi".
Qual é, secondo te, il miglior dirigente sportivo? (Anche tornando indietro negli anni). E, se non il peggiore, quello con il quale non hai mai avuto rapporti ottimi?
"Non ho mai avuto rapporti eccezionali con i dirigenti delle società di calcio. Tre hanno provato in diversi momenti a offrirmi dei posti nella comunicazione alta dei loro club, un altro ancora in carica voleva propormi come vicedirettore a Cannavò, nel '93. Mai ascoltati. Il migliore? Se si mettesse dalla parte della gente e dei buoni potrebbe essere Lotito. Ma sta con i cattivi. Sul piano tecnico i migliori sono Gino Pozzo e Pietro Lo Monaco".
Hai mai allacciato rapporti di amicizia vera con un calciatore? Con un dirigente? Con un allenatore? Con un collega?
"Inevitabile. Baggio, Mancini e Mihajlovic sono, come si dice, dei fratelli. I due Roby hanno segnato la mia vita professionale. Ho avuto rapporti altalenanti con Lippi. Sono amico di Diego Lopez, che stimo. Altri: Maradona, Cabrini, il povero Socrates, Zamorano, Maini, Diamanti, Del Piero, Colomba. Quando vivi tanti anni in un ambiente sai riconoscere i migliori. Avevo rapporti eccellenti con Boniperti. Non li ho elencati tutti. Allenatori? Alcuni li ho già indicati, penso anche a Cagni, Ancelotti, Stramaccioni, Ventura, lo stesso Mazzarri, Conte, Prandelli, Allegri. Ci si piace e spesso si discute e litiga anche. Colleghi? Cucci, Adalberto Bortolotti, Condò, Mimmo Carratelli, Gianni Cancellieri, Baretti, che non c'è più. Qualcuno in Rai. Sono in grande sintonia con Caressa. Ce ne sono e ce ne sono stati in 35 anni di carriera, ma è un elenco che ha poco senso e forzatamente incompleto. Tanti mi stanno anche sulle palle. Sono capace di odiare, purtroppo solo per pochi giorni".
Quali, se esistono, sono le differenze tra il lavoro in una redazione di un quotidiano - e più in generale della carta stampata - e quella da 'battitore libero' come puoi essere definito? E le differenze tra carta stampata e la tv?
"Discorso lungo: meriterebbe delle ore, non quattro righe. Le differenze sono sostanziali: sono mestieri diversi. Una volta Marino Bartoletti mi disse. "Non puoi considerarti giornalista se non hai fatto il quotidiano". Aveva ragionissima".
Racconta, se ce ne sono stati, anneddoti divertenti legati alla tua carriera da giornalista.
"Non posso ridurre 35 anni di vita in una risposta. Di sicuro ho vissuto momenti meravigliosi tanto col calcio quanto con la F.1 e i rally. Ho girato il mondo, conosciuto i più grandi, da Diego a Michels, da Di Stefano a Bulgarelli, da Rivera a Pelé, a Bobby Charlton, Sanchez, Messi, Zlatan. E poi Senna, Piquet, Villeneuve, Enzo Ferrari. Mi sono allenato col Manchester United e il Botafogo, ho visto Mondiali e Europei, sono andato a donne insieme a piloti di F.1 quand'ero ragazzo. Ho accompagnato tutta la carriera di Roberto Baggio, un privilegio assoluto".
Quali sono, a tuo avviso, le regole d'oro per essere un buon giornalista?
"Passione, ambizione, intelligenza, cultura e essere ricco di famiglia. Per conservare l'autonomia".
E' difficile, in generale nel tuo lavoro, essere imparziali e non farsi trascinare dalla passione per una squadra?
"E' possibilissimo, ma solo se si tifa per il Bologna".
Il forlivese Riccardo Saponara potrà mai diventare un giocatore importante del Milan e, più genericamente, del campionato di serie A? Dalla serie B secondo te ha pagato lo scotto del salto di categoria, al di là degli infortuni che ne stanno frenando la carriera?
"Grande no, buono sì".
Delio Rossi, Davide Ballardini ed Alberto Zaccheroni: come giudichi a livello professionale questi  allenatori?
"Dal calcio hanno ottenuto quello che meritavano, romagnoli in tutto".
Ci puoi fare il nome di un giocatore promettente a livello giovanile del quale potremo sentire parlare in futuro?
"Piccinocchi (centrocampista centrale del Milan classe 1995, ndr), spero".
Anche se ora sono rispettivamente in serie D ed in Eccellenza, Rimini e Ravenna hanno avuto un passato importante in serie B, cosa che non ha avuto il Forlì pur essendo una realtà simile: secondo te cosa manca alla società - attualmente in LegaPro - per fare il salto di qualità?
"Non ne so nulla, mi dovete perdonare".
Pensi che quest'anno il Cesena si possa salvare? Come giudichi Bisoli?
"A Bisolone voglio bene. Conosce il calcio, ma non ha un gran materiale. Lotterà alla morte per restare in A. La scorsa stagione fu il solo a credere nella promozione. Foschi sperava di salvarsi".
Su twitter sei molto attivo: pensi che i social siano il futuro del giornalismo?
"No. Sono il presente. Tuitto 10-12 volte al giorno, tempo impiegato: 10 minuti. Il cellulare ha cambiato la nostra vita e i social hanno annullato la figura del giornalista classico. Oggi tutti scrivono su tutto e tutti; oggi contano la rapidità, la sintesi, il sapersi schierare, gli 0 a 0 non funzionano. E poi ci vuole tanta pazienza, un fegato cosi".
Infine, ti andrebbe di fare un saluto ai nostri lettori di SportinRomagna?
"Ciao, pataca".

Qui le altre quattro chiacchiere pubblicate fino ad ora


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